+56% PER UN IPHONE: TRUMP COLPISCE LA CINA, MA IL MAL DI TESTA LO PAGHI TU.

In principio fu il touchscreen, poi venne Face ID. Ora arriva il Trump Tariff Mode: lo sblocchi solo dopo aver firmato un contratto trentennale col tuo istituto di credito.
Sì, perché grazie ai dazi al 125% imposti sugli import cinese, l’iPhone potrebbe presto diventare la prima cosa che compri in leasing insieme alla macchina e alla casa.
CBS News lo dice chiaro: l’iPhone 16 Pro Max da 256GB, oggi a 1.199 dollari, potrebbe arrivare a 1.874 dollari. Cioè +56%, o se preferite: “Una cena romantica con Tim Cook”.

Ma attenzione, perché il prezzo potrebbe lievitare ancora se Apple decidesse di riportare tutto negli USA, come auspica Trump. Secondo l’analista Dan Ives, un iPhone “Made in New Jersey” costerebbe 3.500 dollari. Il che ha senso, considerando che lì ti fanno pagare anche l’aria condizionata a consumo.
In pratica, invece che chiedere “Hai preso il caricatore?”, presto chiederemo: “Hai acceso il mutuo?”

La Casa Bianca, con lo zelo di un vecchio western, vuole usare i dazi per costringere Apple e soci a rientrare “in patria”.
Ma c’è un piccolo dettaglio: il mondo non funziona più così dal 1997. L’intera supply chain dell’elettronica si regge su fabbriche, chip, viti e manodopera distribuita tra Cina, India, Vietnam e chi più ne ha, più smonta.
Spostare tutto negli USA significherebbe aumentare i costi, i tempi e, probabilmente, dover insegnare a Siri anche il dialetto del New Hampshire.

Nel frattempo, Apple pare stia intensificando la produzione in India. Quindi prepariamoci al momento in cui Tim Cook salirà su un palco a presentare il nuovo iPhone dicendo:
“Abbiamo rivoluzionato l’esperienza utente… e anche la geopolitica asiatica.”

La cosa più divertente (si fa per dire) è che l’iPhone rappresenta metà del fatturato di Apple, e quindi anche solo un +12% sul modello prodotto in India rischia di diventare un piccolo terremoto per Cupertino.
In sintesi: Apple non può produrre in Cina, non può produrre in USA, non può vendere in pace e noi… non possiamo più permettercelo. Ma hey, tranquilli: nella scatola c’è ancora l’adesivo della mela!

E mentre la gente discute di chip, dollari e dazi, noi ci prepariamo alla nuova normalità:

  • Gli Androidi avranno la pubblicità incorporata.
  • L’iPhone avrà lo spread.
  • E gli operatori mobili si fonderanno con le banche.

Prossimamente in bolletta: “Telefono, luce, gas e aggiornamento iOS.”
Per tutto il resto, c’è solo la nostalgia di quando l’unica cosa da temere su un iPhone era lo storage pieno.

Robby Giusti

Robby Giusti è un uomo dalle molte vite. La musica è la sua più grande passione, lo ha portato a firmare con EMI Music, vincere Sanremo International e collaborare con artisti di fama. Ma il suo percorso non si è fermato lì.

Dall’Accademia Militare di Modena alla politica, dall’imprenditoria nel settore immobiliare e dei marmi alla comunicazione, ha sempre seguito la voglia di sperimentare. Ha fondato una casa editrice, una casa di produzione cinematografica e oggi è tra i maggiori esperti di social media in Italia.

Tra satira e opinioni, musica, televisione e impegno sociale, continua a reinventarsi, senza mai abbandonare la sua passione per l’arte. Per lui, ogni sfida è solo un nuovo inizio.

"Ogni dubbio è lecito..."

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