Padre e Madre cancellati: la nuova ferita alla verità della famiglia
di Robby Giusti
Con la sentenza n. 9216/2025, la Corte di Cassazione ha deciso che sulle carte d’identità dei minori non dovranno più comparire le parole “padre” e “madre”, ma un più generico e neutro “genitore”. La motivazione? Secondo i giudici, l’indicazione “padre” e “madre” sarebbe discriminatoria nei confronti delle coppie omosessuali che hanno fatto ricorso all’adozione in casi particolari.
Ma allora ci domandiamo: da quando la verità è diventata una discriminazione?
Padre e madre non sono semplici etichette da adattare alle mode culturali del momento. Sono identità fondanti, radici profonde di ogni essere umano. Sono il riflesso di una realtà biologica e spirituale che nessuna sentenza potrà cancellare.
Come cristiano, non posso restare in silenzio di fronte a una cultura che sta smantellando, pezzo dopo pezzo, ogni riferimento alla famiglia naturale, ogni segno visibile della complementarità tra uomo e donna, ogni traccia del progetto originario di Dio sull’umanità.
Non si tratta di giudicare chi ha fatto scelte diverse, ma di difendere il diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre, non due “genitori” indistinti. La famiglia non è un’astrazione burocratica: è una comunione di differenze, un luogo sacro dove la vita nasce e cresce.
E quando lo Stato rinuncia a riconoscerla per ciò che è, non è inclusione: è smarrimento.
La battaglia per la verità della famiglia non è una questione ideologica: è una questione d’amore. Perché solo nella verità si può amare davvero.
Difendere “padre” e “madre” non è un atto contro qualcuno, ma un atto a favore di tutti.
E se oggi ci tolgono queste parole dalla carta d’identità, non permettiamo che le tolgano anche dal cuore dei nostri figli.
Robby Giusti
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